IL FREGIO ROBBIANO: L’OPERA CHE HA ISPIRATO VIRGILIO SIENI

Il Pistoia Teatro Festival ospiterà stasera e domani l’azione coreografica “Fregio” di Virgilio Sieni, già proposta negli anni passati ed ispirata al Fregio Robbiano dello Spedale del Ceppo. Si potrà partecipare allo spettacolo alle 20 e alle 20:45, spostandosi tra la Biblioteca Fabroniana, Palazzo Fabroni e la Terrazza Grandonio di Palazzo De’ Rossi. La performance, che coinvolgerà musicisti e ballerini professionisti ma anche cittadini prestatisi all’iniziativa, indaga il senso di comunità, il rapporto con l’altro, le possibilità relazionali del corpo, fondendo il passato del Fregio con la nostra contemporaneità.

Risalente ai primi anni del Cinquecento, il fregio raffigurante le sette Opere di Misericordia è stato realizzato da Santi Buglioni, allievo dei Della Robbia e depositario dei loro segreti di cui si è servito per realizzare opere con l’originale tecnica della ceramica invetriata. L’opera si pone come testimonianza evangelica, ma la sua interpretazione iconografica è assai difficile dal momento che, oltre che di citazioni bibliche, è densa anche di richiami alle confraternite dedite a mettere in pratica, a partire dal Medioevo, le sette Opere. Non a caso, infatti, il fregio si pone come rappresentazione, quasi una copertina, delle numerose attività svolte all’interno dello Spedale. Incorniciato al principio e al termine da citazioni delle Beatitudini (Matteo, V, 7-8), il fregio vede alternarsi le sette Opere di Misericordia corporale con tre Virtù Cardinali e due Virtù Teologali. La lettura delle immagini inizia dal lato sinistro del portico con Vestire gli ignudi, seguito dalla prima parte di una delle Beatitudini, «Beati mundo corde q(onia)m», conclusa sull’estremità destra della facciata dalla scritta «Ipsi Deu(m) videbunt», ossia «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Matteo, V, 8); al margine sinistro della facciata si trova, invece, la scritta «Beati miseri cordes q(onia)m» non completata sul cartiglio del lato destro che rimane bianco. Proseguendo con le scene, si trovano Alloggiare i pellegrini, la Prudenza, Assistere gli infermi, la Fede, Visitare i carcerati, la Carità, Seppellire i morti, la Speranza, Dar da mangiare agli affamati, la Giustizia e Dar da bere agli assetati.

Foto di Michelle Davis

L’alternarsi delle scene e delle immagini ad altorilievo delle Virtù, vivaci e realistiche, lascia permeare un messaggio ancora attuale di una spiritualità cristiana concreta, fondata sul buonsenso e sull’operosità. Il fregio si pone come ponte tra l’avanzata arte fiorentina, importata a Pistoia in quei secoli proprio grazie al legame politico con Firenze, e l’arte didascalica medievale, di forte utilità pratica. Figura ricorrente nelle varie scene è lo Spedalingo fiorentino Leonardo Buonafede, intento a compiere le Opere; egli è circondato da raffigurazioni delle attività dello Spedale, rappresentate anche nei dettagli più insignificanti per la narrazione evangelica ma fondamentali per gli studi storici sul Ceppo e sulle usanze mediche dell’epoca. D’altra parte, il fregio ha due piani di interpretazione: quello didascalico, di lezione di spiritualità cristiana e di condotta civile, e quello iconografico e teologico. È stato difficile per gli storici trovare un’interpretazione univoca, tanto che molti dei personaggi raffigurati non sono stati ricondotti con sicurezza a figure bibliche o evangeliche (si veda, ad esempio, il pellegrino ospitato da Buonafede nella seconda scena). Senza dubbio numerose sono le citazioni artistiche: prima tra tutte, quella del David di Michelangelo che possiamo individuare nella figura a sinistra della prima scena (Vestire gli ignudi) che, seppur priva di carica emotiva, si mostra come il risultato di un attento intervento dell’artista nella narrazione, quasi a plasmare la scena attraverso citazioni di artisti contemporanei e antichi. Il lavoro di Virgilio Sieni cerca di ripercorrere le ˝tappe˝ dell’opera, concentrandosi sul tema del sorreggere ed essere sorretti dall’altro, in una fila che richiama l’andamento orizzontale del fregio reinterpretando il corpo come mezzo per abitare il mondo consapevolmente, in relazione coi luoghi della città – in questo caso, appunto, il fregio robbiano. Evidenzia, in particolare, il rapporto di ognuno con l’altro in quanto elemento fondamentale della nostra esistenza, quasi richiamando l’ontologia del filosofo ebraico Emmanuel Lévinas per cui l’essenza dell’uomo e il suo stesso esistere sono vincolati alla relazione con l’Altro.

Foto di Michelle Davis

Il Fregio è co-protagonista del festival non soltanto nella lettura in chiave coreografica di Sieni, ma è stato ˝palcoscenico˝ nello spettacolo di apertura: Il Vangelo secondo Judah, lettura scenica di Stefano Massini, con Luigi Lo Cascio e Ugo Pagliai.

Lapo Ferri

Testo di riferimento:

GUERRIERI F., Il Fregio robbiano dell’Ospedale del Ceppo a Pistoia, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, 1982.